di Luca Tortore
Nella storia contemporanea, la maggior parte delle guerre sono state lente e dispendiose dal punto di vista umano ed economico, specialmente i conflitti che riguardavano le nazioni più ricche e potenti.
Poche volte si ottenne la vittoria totale nell’arco di poco tempo, subendo relativamente poche perdite, ma oggi parleremo dell’esempio più importante di questi rari casi, perché esattamente 82 anni fa i nazisti invasero Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. In poche parole, iniziò la campagna di Francia della seconda guerra mondiale.
(Tempo di lettura: circa 4 minuti)
Il 1 settembre 1939 i tedeschi diedero il via alla seconda guerra mondiale invadendo la Polonia che era sotto la “protezione” di Francia e Inghilterra. Le forze germaniche testarono per la prima volta un nuovo modo di fare la guerra, il Blitzkrieg (guerra lampo) e nella primavera del 1940 invasero Danimarca e Norvegia.
Durante questo periodo di conquiste a est e a nord da parte dei nazisti, sul confine francese non successe molto. Qui i tedeschi avevano lasciato solo un piccolo contingente perché la loro macchina bellica era impegnata altrove, quindi di sicuro non potevano attaccare. Dall’altra parte gli alleati non attaccarono perché i francesi non volevano ripetere le esperienze della Grande Guerra e gli inglesi erano ancora convinti che la guerra si potesse concludere diplomaticamente, infatti, la R.A.F (Royal Air Force) bombardò alcune città tedesche non con bombe, ma con volantini propagandistici. Questo periodo di relativa quiete fu infatti chiamato “strana guerra” o “guerra noiosa” e si pensò che il Terzo Reich non volesse veramente attaccare le forze alleate, ma come ben sappiamo però non andò così.
Come si svolse l’invasione?
Originariamente i piani tedeschi per l’invasione della terra francofona erano molto simili al Piano Schlieffen utilizzato nella prima guerra mondiale, e prevedevano una “semplice” invasione del Belgio per aggirare la famosa linea Maginot che era un complesso insieme di pesanti fortificazioni considerate impenetrabili sul confine franco-tedesco. I comandanti alleati, Maurice Gamelin e Lord Gort, si aspettavano un attacco simile e avevano dato direttive alle forze armate di entrare in Belgio non appena le forze naziste avrebbero attaccato, incontrando di fatto il nemico sul terreno belga e opporre resistenza lì.
La fortuna dei tedeschi però si mise in mezzo. Infatti, per un fatto del tutto casuale, un aereo tedesco che portava i piani d’invasione si schiantò in territorio belga. Dunque, l’alto comando tedesco (OKH), conscio del fatto che questi progetti erano finiti nelle mani degli Alleati, dovette rivedere completamente le proprie strategie.
Venne adottato un piano alternativo soprannominato “colpo di falce” proposto dallo stratega Erich von Manstein, che prevedeva una mossa azzardata: passare con numerosi carri armati attraverso la foresta delle Ardenne, densa foresta vicino al Lussemburgo considerata inadatta per lo svolgimento di grandi operazioni militari, e poi circondare l’intera armata alleata a nord, raggiungendo il mare velocemente e sfruttando al meglio le teorie della guerra lampo.
Il Blitzkrieg prevedeva un preliminare bombardamento aereo di precisione per eliminare strutture o postazioni chiave della difesa nemica. In seguito, sarebbero dovuti arrivare i carri armati che si sarebbero occupati di perforare con forza e rapidità le linee nemiche creando degli accerchiamenti di truppe e, infine, sarebbe arrivata la fanteria con il compito di chiudere le sacche di resistenza.
Il concetto di guerra di movimento non fu inventato dai tedeschi, ma fu perfezionato dai loro strateghi. Infatti, era ben conosciuto in molti circoli militari fin dall’inizio del 1900 come conoscenza teorica però, nessuno era mai riuscito a metterlo in pratica con efficacia. Ad esempio, la prima guerra mondiale è effettivamente iniziata come guerra veloce, con grandi movimenti di truppe nel territorio nemico, ma ben presto si trasformò in una distruttiva guerra statica.
Proprio per questo, nei circoli militari degli anni trenta e in quello tedesco c’era un certo scetticismo e la mentalità di molti comandati militari non era preparata a gestire questo nuovo tipo di conflitto.
Purtroppo per gli Alleati, i nuovi piani tedeschi funzionarono alla perfezione e lo stesso alto comando tedesco, che al suo interno aveva molti generali dubbiosi sull’efficacia di questa strategia, rimase incredulo ai successi ottenuti sul campo. Le forze corazzate schierate nelle Ardenne riuscirono con relativa facilità a penetrare nel territorio francese, avanzando alle volte più di 60km al giorno.
L’OKH ordinò diverse volte ai gruppi di carri armati di fermarsi per aspettare il supporto della fanteria, ma questi ordini vennero ignorati dai comandati sul campo agendo di propria iniziativa. Un caso emblematico fu quello del famoso comandante Heinz Guderian che ricevette l’ordine di fermarsi con la possibilità di fare leggere ricognizioni. Allora, lui interpretò questo comando inviando centinaia di carri armati a fare “ricognizione”. Oppure, il caso di Erwin Rommel dove la sua divisone fu soprannominata “divisione fantasma” perché nessuno sapeva dove fosse.
Quello che voglio dire è che una delle più importanti cause del disastro in Francia fu l'inesperienza dei comandanti alleanti, non pronti ad una minaccia di questo tipo, e a causa della mancanza di “elasticità” l’esercito si trovò paralizzato, anche se teoricamente avrebbe potuto provare a contrattaccare.
Le divisioni di carri armati raggiunsero la costa, intrappolando di fatto gran parte dell’esercito francese e l’intero corpo inglese in Francia. Quest’ultimo riuscì a salvarsi grazie al miracoloso salvataggio a Dunkirk, operazione Dynamo. Una volta distrutta questa sacca i nazisti riuscirono facilmente ad occupare Parigi e il resto della Francia, grazie alla resa del governo centrale francese il quale aveva perso le speranze e non voleva vedere la propria terra distrutta e rasa al suolo.
Così, in poco più di un mese, i tedeschi riuscirono in ciò in cui avevano fallito per 4 anni durante la Grande Guerra, subendo relativamente poche perdite e ottenendo milioni di prigionieri francesi.
Dal punto di vista esclusivamente militare, si trattò di una vittoria senza precedenti.
Daladier: Allora questa è la fine dell'esercito francese?
Gamelin: Sì, è la fine dell'esercito francese.
Conversazione telefonica tra il ministro della guerra Daladier e il generale francese Gamelin
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