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IL POTERE DEL CANE Recensione

Immagine del redattore: RachelRachel
- di Rachel
 
TRAMA
Montana, 1925. I fratelli Phil e George Burbank gestiscono un fortunato ranch dove pascolano il gregge, cavalcano nel deserto e vivono amori crudi e desolati.

Non potrebbero essere più diversi. George è calmo e pacato, sensibile alle arti e alle discipline umanistiche, ha modi goffi e gentili e si occupa degli aspetti logistici e finanziari dell’impresa. Phil, al contrario, è scorbutico, burbero, animalesco, sporco di polvere del deserto e indurito dalla sella di Bronco Henry, suo deceduto mentore il cui ricordo è ossessionante. Con profondo acume e spirito pragmatico, tiene sotto controllo la schiera di braccianti cowboys del ranch, dove organizza e svolge in prima persona i lavori più duri. Malgrado le differenze caratteriali, i due fratelli nutrono un affetto simbiotico che permette all’azienda di prosperare in un clima equo di divisione dei poteri. Legato al conservatorismo e all'insegnamento di Bronco, Phil vede il terreno crollargli sotto i piedi quando George decide di sposare la vedova Rose, locandiera di animo gentile, e prendere con sé l'effemminato figlio, Pete, per poter garantire così al ragazzo un’adeguata istruzione. Vedendo nella nuova padrona di casa un’usurpatrice, Phil farà di tutto per rendere la vita di Rose impossibile, al punto da spingerla all’alcolismo tramite un sottile gioco di terrorismo psicologico.

Eppure, non sempre i cani più pericolosi sono quelli che abbaiano e sarà proprio il giovane Pete a dimostrarlo. Ben presto, per ristabilire potere e ruoli gerarchici a vendetta si sussegue vendetta e, sebbene i fili siano intrecciati da subito sotto l’occhio dello spettatore, solo alla fine la tela apparirà chiara.

Il Potere del Cane è un film ricco di dissonanze interne in cui gli elementi si scontrano fra loro, metaforicamente e letteralmente. Ad una lotta interna dei protagonisti si sommano una natura ostile ed un uso improprio della musica, che rendono la repressione dei personaggi insostenibile. Lo spettatore assiste dunque agli effetti disastrosi di tale repressione, vedendo sullo schermo un vero e proprio teatro delle perversioni. Più si cerca disperatamente di ristabilire un ordine ed una norma sociale, più le scintille dell’irrazionale prendono il sopravvento. Provando ad analizzare la pellicola, si potrebbe individuare la presenza di un conflitto a diversi livelli cinematografici:



1. Conflitto - scenografico: Uomini soli induriti da una natura aspra e rocciosa

Prodotto in Nuova Zelanda per rievocare le irte catene montuose del Montana, il film immerge l’occhio dello spettatore in un’ambientazione vasta e desolata, in cui i personaggi si rimpiccioliscono in solitudine schiacciati dalla natura aspra. L’atmosfera dispersiva finisce per indurire i protagonisti, costringendoli a creare clan elitari e a vivere con il solo scopo di pascolare i bovini. La conservazione dello spirito cowboy diventa sacrale quanto seguirne le ferree regole. L’imponenza della roccia, nelle inquadrature di Jane Campion, si traduce nel portamento fiero di Phil e dei suoi seguaci a cavallo, tanto da non esservi mai nello spettatore il sospetto di un cedimento, né ai pendii delle montagne, né in sella.

È proprio la landa desolata a dare un primo significato al titolo del film: l’ombra dei costoni rocciosi che s’incastrano davanti al ranch dei Burbank, dall’alba al tramonto, ha figura di un pastore tedesco che digrigna i canini, monito del male sempre in agguato.



2. Conflitto - sonoro: dissonanze musicali e caratteriali

Dalla fotografia tenue e sublime della natura disarmonica si passa ad un livello di disarmonia musicale. Il clima è costantemente accompagnato da sinfonie lugubri che mettono lo spettatore in una condizione d’allarme, proprio come un cane da guardia che veglia su bianchi agnellini.

Alcuni personaggi provano a rompere l’atmosfera disarmonica. Durante la cena a casa Burbank con il governatore, George invita la moglie ad esibirsi al pianoforte nella Marcia di Radetzky e Rose caparbiamente prova a mettere insieme le poche note di sua conoscenza. Entrambi però soccombono al timore che Phil ha iniziato ad esercitare su Rose proprio con la musica. La donna, in precedenza, era stata più volte umiliata dal cognato durante le sue esercitazioni al pianoforte, che la sovrastava intonando lui stesso la Marcia al mandolino con estrema agilità. Così, alla fatidica cena in presenza del governatore, Rose viene vinta dall’ansia da prestazione, compiendo un primo passo verso l’alcolismo.



3. Conflitto – fra sessi: la perdita del femminile

Lo rifiutano e lo combattono, ma allo stesso tempo lo ricercano e lo reprimono tutti i personaggi. Il Potere del Cane è un’opera a lutto. All’interno, vi è stata una grave perdita: il femminile. Nello scenario rurale, intriso di una virile mascolinità puramente ostentata, non vi è mai posto per l’elemento delicato, leggero, fragile. Nell’economia dei personaggi, le poche figure femminili sono ridotte a serve o inservienti del ranch, secondarie (se non marginali) nella gerarchia legislativa di Phil. Il personaggio di Rose, che eleva il proprio status sposando il ricco George, è in realtà una figura inutile: una moglie trofeo da sfoggiare all’occorrenza ma che sfigura agli eventi importanti, una padrona di casa che disconosce il posto delle suppellettili, una madre presente di un figlio assente. È entrata in una società che rifiuta strutturalmente le donne, e, sposando George, ha sfidato involontariamente l’autorità territoriale di Phil. Con la sua molle fragilità, ne rappresenta al tempo stesso la nemesi, incarnando tutte le paure dalle quali il fratello scorbutico si è sempre difeso con violenza. Infine, anche il concetto di maternità viene rimesso in discussione, poiché Phil colpisce Rose anche strappandole il figlio Peter.


L’educazione stessa è prerogativa degli uomini, senza i quali, Peter continuerebbe a trastullarsi in attività futili come comporre fiori con la carta. Non essendovi, appunto, posto per il femminile nel Montana, Peter deve perdere questo suo lato fin troppo smaccato per recuperare il ruolo di cowboy che le convenzioni hanno prestabilito per lui. Le sue movenze delicate, l’ondeggiare dei fianchi stretti nei pantaloni attillati, lo sfiorare le foglie di mais con le dita devono essere sostituiti con lunghe cavalcate e pelli da scuoiare. Ma anche se in apparenza domina una natura maschile, la repressione omosessuale dei personaggi vince le norme sociali stesse non solo, non riuscendo a scalfire l’indole sensuale di Peter, ma dimostrando che il tenore di vita “virile” intrapreso da Phil è solo un modo per nascondere e preservare la sua vera natura.


4. Conflitto – d’orientamento sessuale: Repressione e distruzione

Va puntualizzato che l’ossessione di Phil verso i ricordi di Bronco Henry non è semplice ammirazione di un discepolo verso il maestro, ma vera e propria venerazione, la stessa che Platone nutriva per Socrate. Ogni cosa dev’essere fatta come Bronco tempo addietro aveva detto, che sia la modalità di intreccio delle corde, o il taglio rettangolare delle pelli, poiché il preservarne la memoria è l’ultimo disperato tentativo di ricongiungere due anime amanti separate e vessate nella loro sessualità. Phil vive e ama di ricordi, si masturba sul fazzoletto del geniale maestro che per primo aveva notato l’ombra del cane fra i costoni del ranch e gli aveva fatto vivere indimenticabili esperienze. L’amore è roba da donne, solo gli uomini possono capire la sensazione di due corpi nudi che si scaldano di notte in un freddo inverno fra le montagne. O meglio, solo un altro uomo, perché a differenza degli altri braccianti del ranch, che non riescono a cogliere l’importanza della sella, ma si limitano a farsi approvare e ad eguagliare in forza Phil, Peter è l’unico altro a scorgere l’ombra del pastore tedesco fra le montagne, come Bronco aveva fatto in passato. Dunque, Peter diviene il favorito di Phil che in lui rivede lo spirito del suo vecchio mentore. Forse, la corazza di mascolinità che cerca di cucirgli addosso è proprio il disperato tentativo di proteggerne la delicatezza, lo spirito del femminile che non ha respiro se non di nascosto nudi, nel calore di un pagliaio buio.

Però bisogna fare i conti con i veri sentimenti di Peter, mettendo da parte le congetture di Phil. L’omosessualità repressa dei personaggi li spinge ad essere schiavi delle loro pulsioni e li porta alla distruzione. Phil confonde femminile e debolezza, cadendo nello stereotipo di mascolinità forte. Si eccita al pensiero di poter rivivere un altro amore passionale con Peter e l’euforia lo porta a non accorgersi di chi lo sta colpendo alle spalle.


5. Conflitto – il titolo. Chi o cosa è il Potere del cane?
Libera l’anima mia dalla spada e il mio amore dal potere del cane” - Salmi 22:20.

Laddove la gentilezza è da condannare, all’uomo non resta che dimostrarsi virile. In ultima analisi, si potrebbe definire il potere del cane come il richiamo istintivo verso tutto ciò che indichiamo come irrazionale, l’insieme di convenzioni che le società adottano a costo di tacere i più intimi e sani desideri. Dunque, se il “cane” rappresenta l’omosessualità, vista come passione bestiale e antireligiosa, ed il tentativo di castrarla è vano, ecco che il conflitto nasce da un desiderio interno dei due protagonisti non esaudito che porta ad un’inevitabile distruzione.

Ecco che Phil per mancata gentilezza, verso l’universo femminile (Rose) e verso sé stesso (uomo omosessuale) muore, mentre Peter, che non respinge mai la sua identità, ma se ne approfitta, sopravvive.


In conclusione, le parole della regista premio Oscar Jane Campion in merito al tema dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film:

“Il lato più straordinario del salmo è la sua violenza e brutalità. Sono versi feroci che parlano della passione in modo viscerale e animalesco. Il potere del cane è legato a questo tipo di passione, a un istinto animale sessuale, feroce, potente e pericoloso. Personaggio complesso, brillante ma crudele, Phil Burbank è un allevatore ipervirile e uno dei più grandi personaggi della narrativa americana: è una persona complicata e crudele, ma per quanto meschino e ostile, è un uomo tormentato e solitario, che si sente al sicuro solo nel ricordo di un sentimento ormai passato. Vive la situazione impossibile di un maschio alfa omofobo e allo stesso tempo omosessuale. Tutto è incredibilmente doloroso e complicato. Phil mi ha commossa e la sua relazione misteriosa con il ragazzo mi ha incuriosita e soddisfatta.”


Opera tenera e cruda, il Potere del Cane si allontana elegantemente dagli stereotipi del politicamente corretto per riportare l’osservatore ad una realtà dolorosa e veritiera e lasciando un interrogativo:

quanto si sarebbe potuto evitare con un po’ d’amore e sano egoismo?


🖋Rachel

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